Sempre più connessi al mondo digitale, ma sempre più soli, bambini e adolescenti si allontanano dal quotidiano per coltivare emozioni fragili, cresciute in serra, senza profumo, e soprattutto distaccate dalla realtà.
Il distacco dalle emozioni non è forse il male del secolo?
C’è bisogno di storie per riflettere e creare consapevolezza.
C’è bisogno di storie come opportunità di socializzazione e costruzione di una coscienza civile.
C’è bisogno di storie per migliorare le relazioni,anche fra alunni e docenti.
La narrazione può effettivamente creare e stimolare l’empatia?
E in caso affermativo, con quali modalità?
Certamente ci sono tecniche di scrittura che favoriscono il rispecchiamento: la forma narrativa in prima persona permette di entrare direttamente nel pensiero del personaggio del racconto e creare conoscenza e consapevolezza sul suo stato emotivo… Ma non basta. La narrazione ha bisogno di colori, sapori, ritmo per agganciare lo stato emozionale del lettore piccolo o grande che sia.
Come interpretiamo la realtà? E i nostri ricordi a cosa sono collegati?
Siamo visivi?
O auditivi?
O cinestetici?
Perchè alcune persone colgono alcuni dettagli, e altre ne colgono diversi nella stessa situazione, o anche leggendo lo stesso testo? In che modo interpretiamo quello che vediamo e sentiamo? In che modo ricordiamo?
Le persone visive colgono maggiormente gli aspetti collegati alle immagini, a quello che vedono, ai colori, e così ricordano meglio. Molti ragazzi ad esempio sottolineano i testi che studiano, creano grafici perchè associano il ricordo al’immagine. Nei libri per bambini le immagini sono importantissime, creano un forte legame con la storia.
Le caratteristiche dei visivi sono una respirazione veloce, una intensa gestualità, usano poco la pausa nelle conversazione, hanno un livello alto di energia. Possono usare espressioni come ” mettere a fuoco”, combinarne di tutti i colori etc.
Le persone auditive come dice la parola utilizzano la percezione uditiva e si concentrano prevalentemente sui suoni e sul ritmo.Danno importanza all’ascolto e calibrano bene le parole, parleranno in misura calibrata, ritmata, usando le pause, inclinano spesso la testa come per udire meglio e cogliere ogni particolar del discorso. Tengono le distanze con le persone che non conoscono a fondo, sono riservate e riflessive.Possono usare espressioni come “Sono tutt’orecchio”, “Puoi dirlo forte”…
Come coinvolgerle nella narrazione? Certamente usando un ritmo nelle frasi, una musicalità nelle parole e per i bambini anche le filastrocche possono essere molto utili.
Le persone cinetiche ( che rappresentano il 25 per cento della popolazione) usano il filtro del tatto, gusto e olfatto. La loro rappresentazione della realtà è collegata alle sensazioni corporee, sono spesso persone socievoli, epidermiche e sanguigne, che spesso nella conversazione cercano il contatto fisico con l’interlocutore, ad esempio toccando la spalla, la mano.Sono meno legati ai dettagli come le persone visive ( che rappresentano il 55% della popolazione), ma indubbiamente più spontanei.
Per catturare la loro attenzione come lettori bisogna sottolineare le espressioni legate al tatto, ad esempio, la morbidezza di una superficie, raccontare un sapore, un odore…
Tino il cioccolatino è supercinetico!!!!!!
E Jack il Rosso? Non vi sembra uditivo?
In quali di queste categorie vi siete identificati?
Come reagite di fronte a un evento? Cosa vi rimane impresso maggiormente durante la visone di un film? Le immagini? La colonna sonora ? Le emozioni?
E in un libro?…..